Ombre sulla morte di Amy Winehouse

La compianta Amy Winehouse

03 Febbraio 2012

E se Amy Winehouse non fosse morta in seguito all’abuso di alcol? Chi ancora nutre dubbi sulla scomparsa, improvvisa e prematura, della star di "Back To Black", non avrà certamente una risposta a breve termine. A quanto pare, l'inchiesta condotta sulla morte della diva inglese potrebbe essere resa nulla a causa dei dubbi sollevati in questi giorni sulle credenziali dell'assistente del coroner che collaborò al caso. Il medico legale Andrew Scott Reid scelse infatti come propria assistente la moglie Suzanne Greenaway, la quale, nell'ottobre dello scorso anno, attestò la morte della cantante nella sua casa di Camden, Londra, nel luglio del 2011, archiviandola come un "incidente" conseguenza di un avvelenamento da alcol. Oggi tuttavia emerge che la stessa Greenaway, che nel proprio Paese d’origine, l'Australia, svolgeva la professione di infermiera, avrebbe rassegnato le dimissioni da quell’incarico un mese dopo la chiusura dell'inchiesta in quanto al momento della stessa non era in possesso dei requisiti necessari a svolgerla, e in particolare dell’iscrizione a un apposito albo da almeno cinque anni. "A novembre", ha ammesso il dottor Reid, "è risultato chiaramente che avevo commesso un errore nell'assegnamento dell'incarico. Sebbene io confidi nel fatto che tutte le inchieste siano state eseguite in modo estremamente corretto, mi scuso se questa situazione sta arrecando dolore a qualcuno". I parenti della compianta cantautrice hanno preferito rispondere con un comunicato ufficiale: "La famiglia Winehouse sta valutando le implicazioni legate a questo avvenimento e deciderà se siano necessarie ulteriori approfondimenti con le autorità". Dal canto sua, il padre di Amy, l'ormai celebre taxista Mitch Winehouse, ha invece preferito dribblare ogni polemica affidando la propria valutazione a Twitter, dove ha scritto: "Non preoccupatevi della storia senza senso del coroner. Stiamo tutti bene".

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