Asta macabra, il disappunto degli ex Joy Division

All'oscuro di amici e parenti di Ian Curtis, un collezionista ha venduto per 10mila euro il tavolo dove il frontman della band si suicidò nel 1980

La band inglese dei Joy Division

14 Novembre 2013

All'oscuro di amici e parenti di Ian Curtis, un collezionista ha venduto per 10mila euro il tavolo dove il frontman della band si suicidò nel 1980

All’oscuro di amici e parenti di Ian Curtis, un collezionista ha venduto per 10mila euro il tavolo dove il frontman della band si suicidò nel 1980. Brutti ricordi. Una memorabilia macabra e una polemica che non cessa di divampare. L’asta per il tavolo della cucina di Ian Curtis, dove il cantante dei Joy Division si tolse la vita il 18 Maggio 1980 a soli 23 anni, non è andata giù agli ex membri della band e alla famiglia di Curtis. E ora che si è conclusa (il miglior offerente dovrà pagare la somma folle di 8.400 sterline per il lugubre pezzo) dalle pagine di NME divampa la polemica. Due degli ex componenti dei Joy Division fanno infatti sapere che l’operazione è di cattivissimo gusto e non ha né la loro approvazione, né quella della famiglia del cantante.

La replica della famiglia. In una lettera fatta avere alla redazione del settimanale inglese, Bernard Sumner e Stephen Morris hanno sottolineato di voler sostenere la moglie e la figlia di Curtis, Deborah e Natalie Curtis, “alle quali è stato causato grande dolore”. Deborah e Natalie vogliono attirare l’attenzione sul fatto che la vendita di questo tavolo non ha nulla a che fare con loro che considerano la vendita di un oggetto di famiglia, così come l’attenzione dei media sulla vicenda, di cattivo gusto e fonte di turbamento. Le buone intenzioni. Il venditore del tavolo Tel Harrop aveva fatto capire che la figlia del frontman suicida era al corrente e in qualche modo approvava. Fino a poche ore fa Harrop – storico collezionista di cose “joydivisiane” - si diceva pentito dell’attenzione e dichiarava (allo stesso NME) di aver fatto organizzato l’asta “con le migliori intenzioni e non per i soldi”.

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