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«Ci sentiamo prigionieri»: il racconto di 3 ragazzi inglesi bloccati in Italia per Covid
L'Asl risponde: «Se compilano un modulo possono essere rimpatriati».
Sta facendo il giro dei media la storia di tre ragazzi inglesi bloccati in Italia da 5 settimane perché risultati positivi al Covid.
Quinn Paczesny (20 anni), studente universitario a Lincoln, Rhys James (23 anni), insegnante di musica e lingue, e Will Castle (22 anni), attore a Londra, sono arrivati in italia a luglio tramite l’organizzazione Educo per impegnare l'estate insegnando inglese. L'obiettivo era quello di rendersi utili e guadagnare qualcosa. Ma hanno raccontato che, ad un certo punto, la bella esperienza si è trasformata in un incubo.
Dopo aver trascorso il Ferragosto a Venezia, infatti, i tre ragazzi sono risultati positivi al Covid-19. Da allora sono stati messi in isolamento in tre stanze separate (cambiando tre strutture), lontano da tutti e senza distrazioni e per di più con "cibi «immangiabili e porzioni assolutamente insufficienti". Questo è il racconto finito sulla stampa inglese, con tanto di testimonianze fotografiche.
I ragazzi hanno raccontato che inizialmente pensavano che tutto si sarebbe risolto al massimo in un paio di settimane, ma a distanza di più di un mese (durante il quale sono stati sottoposti a sei tamponi) non vedono via d'uscita: «Mentalmente e fisicamente cominciamo a stare molto male, non so quanto possiamo andare avanti».
Quinn, Rhys e Will hanno dichiarato di sentirsi prigionieri, dal momento che non riescono ad avere informazioni: «Abbiamo chiesto documenti in inglese che provino almeno la legittimità della struttura, ma non ci è stato fornito nulla, brancoliamo nel buio, quasi come fosse tutto uno scherzo televisivo. Eppure c’è gente che se ne va, li vediamo. Ci è stato detto che per il trasferimento dobbiamo comunicare un indirizzo in Italia dove isolarci, ma non ce l’abbiamo».
La versione dei ragazzi, però, è stata smentita dalle autorità sanitarie. Renzo Berti, medico e direttore del dipartimento prevenzione Asl Centro, ha dichiarato che i tre ragazzi sono liberi di tornare a casa quando vogliono. Se non vogliono continuare ad essere assistiti gratuitamente dal nostro servizio sanitario, devono solo compilare un modulo per essere rimpatriati (come hanno già fatto molti altri stranieri). Ovviamente, precisa il direttore, il viaggio dovrà essere organizzato rispettando delle norme di sicurezza che saranno concordate con il Paese d'origine.
(Credits photo: bbc.com)