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Messico, rinvenuto relitto di una nave che trasportava schiavi Maya

Gli archeologi dell’Instituto Nacional de Antropología e Historia de México (Inah) lo stanno studiando.

Il battello a vapore è affondato nel 1861 nel Golfo del Messico, al largo dello Yucatán. Il piroscafo era stato localizzato per la prima volta nel 2017, e solo oggi quel relitto ha un nome: “La Unión”, impiegato nella tratta di schiavi Maya in America, in un'epoca in cui la schiavitù era già stata abolita da un decreto del presidente Benito Juárez, nel 1829.

Il battello - di proprietà della compagnia spagnola Zangroniz Hermanos y Compañía, fondata nel 1854 a L’Avana e autorizzata a trasportare merci e passeggeri tra Messico e Cuba - sembra essere affondato a causa di un’esplosione delle caldaie.

Ciò che è emerso è che alcuni comandanti della compagnia erano collusi con contrabbandieri locali e schiavisti. E non è possibile sapere quanti schiavi morirono nell'inabissamento dal momento che questi venivano classificati come “merci” e non come passeggeri.

Secondo l'Inah, gli schiavi venivano impiegati nelle piantagioni di canna da zucchero, dove la manodopera era carente. Ogni schiavo era venduto come merce “ad un massimo di 25 pesos a degli intermediari”: gli uomini a un massimo di 160 pesos, e le donne a un massimo di 120 pesos”, racconta l'archeologa Helena Barba Meinecke.

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