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L’Everest si sta sciogliendo: ha perso 55 metri di spessore in 25 anni
E la prima volta che si analizzano ghiacciai a 8000 metri di altitudine
Uno studio pubblicato su Nature P.J. Climate and Atmospheric Science, condotto da un team internazionale di scienziati coordinato da Mariusz Potocki e Paul Mayewski del Climate Change Institute dell'Università del Maine, sta monitorando con preoccupazione la situazione del ghiacciaio più alto dell’Everest. Nonostante l’altitudine, non è esente dalle terribili conseguenze dei cambiamenti climatici.
I ricercatori, accompagnati da un team di alpinisti, sono riusciti a installare due stazioni meteorologiche a 7.945 e 8.430 metri; si tratta delle stazioni installate alle maggiori altitudini sulla Terra. Allo stesso tempo gli scienziati hanno estratto una carota di ghiaccio a 8020 metri di altitudine su cui hanno effettuato approfondite analisi. Dai dati sembra che il fenomeno di assottigliamento dei ghiacci non sia così recente come potrebbe sembrare, ma che sia iniziato già negli anni ‘50, con una brusca accelerata negli anni ’90. Dallo studio si osserva che i ghiacciai hanno perso circa 55 metri di spessore: 55 metri che hanno impiegato quasi 2.000 anni per formarsi. “Questa ricerca conferma che anche le più alte vette del Pianeta sono state toccate dai cambiamenti climatici causati dall'uomo”, conferma Paul Mayewski.
Le conseguenze dirette dello scioglimento dei ghiacciai si hanno prima di tuttto sull'acqua che l'uomo usa non solo per dissetarsi, ma anche per l'agriclutura e per produrre enrgia, ma parallelamente si avrà anche un aumento del rischio valanghe con pezzi di ghiaccio pronti a staccarsi da un momento all’altro; in generale anche per gli alpinisti le cose si faranno più complicate, conferma Mariusz Potocki: “Gli alpinisti saranno costretti a scalare più su roccia che su ghiaccio, rendendo potenzialmente più difficile e pericolosa la salita. Pericolosa anche perché si potrà registrare un aumento delle valanghe”.