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Empatia vs contagio emotivo: come non farsi travolgere dalle emozioni
Il termine “contagio emotivo” si usa per indicare una vera e propria forma di assorbimento delle emozioni altrui
Essere empatici è un dono che ci avvicina all’emotività delle altre persone, permettendoci di instaurare dei rapporti profondi e duraturi. Tuttavia, l’empatia non è da confondere con il contagio emotivo che, a differenza della prima, potrebbe travolgerci di dolore.
Con il termine empatia si indica l’atteggiamento di una persona capace di comprendere le emozioni altrui e immedesimarsi nella situazione raccontata. Si tratta di un valore aggiunto, una delle principali porte d'accesso agli stati d'animo e in generale al mondo dell'altro.
Il contagio emotivo, invece, ha un’accezione più negativa derivante dal termine stesso “contagio”. Infatti, si usa per indicare una vera e propria forma di assorbimento: l’interlocutore si fa carico dell’emotività dell’altro, lasciandosi sovrastare da dei sentimenti talvolta negativi. Si tratta di un processo pericoloso perché ci carica di emozioni che, per quanto non ci appartengano, hanno degli effetti sul nostro umore.
Questa caratteristica non appartiene a tutte le persone, infatti potrebbe essere influenzata da fattori quali la personalità e l’età anagrafica. Inoltre, alcuni studi hanno sottolineato che le persone più estroverse tendono a essere più influenzabili, mentre chi ha un alto livello di nevroticismo ha maggiori probabilità di essere travolto da emozioni negative.
Gli esperti avvisano: l’empatia può diventare una condanna se non si riesce a controllare. Il lavoro di gestione delle proprie emozioni è lungo e faticoso, lo sanno bene gli psicologi che ogni giorno ascoltano i problemi degli altri cercando di mantenere un distacco. Il rischio, infatti, è quello di inciampare nel contagio emotivo. Ricordiamo che lo scopo dell’empatia non è quello di sperimentare il dolore altrui, bensì comprenderlo per offrire all’altro il sostegno di cui necessita.