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Luca Ceribelli, l’italiano che ha conquistato il mondo dei Pokémon

Redazione 105

Il bergamasco di 21 anni conquista il titolo mondiale di Pokémon alle Hawaii, dedicando la vittoria a famiglia e amici. Tra sfide e sacrifici, ora si prepara a laurearsi.

Luca Ceribelli, 21 anni, di Bergamo, è il nuovo campione del mondo di Pokémon. La sua passione per questi mostriciattoli tascabili, che ha coltivato fin da bambino, l'ha portato a trionfare al Pokémon World Championships 2023, tenutosi a Honolulu, nelle Hawaii. Una vittoria storica per l’Italia, che mancava questo prestigioso titolo da ben 12 anni.

Nato quando Pokémon esisteva già da quattro anni, Luca ha dimostrato che la sua dedizione e preparazione possono battere anche i migliori, sconfiggendo in finale il giapponese Yuta Ishigaki con un punteggio di 2-1. La vittoria gli ha fruttato un premio di 30.000 dollari, ma il giovane campione non si lascia distrarre dal successo, rimanendo con i piedi per terra.

Intervistato dal Corriere, Luca ha dedicato il trionfo a coloro che lo hanno sostenuto in questa avventura: "Dedico questa vittoria ai miei amici, compagni di viaggio, e ai miei genitori che mi hanno sempre supportato, anche facendo sacrifici per portarmi ai tornei". La sua famiglia, infatti, non solo non ha mai ostacolato la sua passione, ma l'ha incoraggiato, anche a costo di farlo saltare qualche giorno di scuola.

E proprio l’aspetto scolastico non è mai stato trascurato. Luca è uno studente di statistica all’università e ora, dopo il trionfo, è già pronto a rimettersi sui libri: "Appena tornato in Italia, devo mettermi a scrivere la tesi. A fine ottobre mi laureo alla triennale". Questo equilibrio tra studio e passione è ciò che ha permesso a Luca di eccellere in entrambi i campi. Tuttavia, non è stato facile arrivare fino a qui. Gli ostacoli non sono mancati, specialmente di natura economica, dato che in Italia i tornei di Pokémon sono ancora equiparati al gioco d’azzardo, rendendo difficile finanziare le trasferte.

Nonostante tutto, Luca è riuscito a trovare il giusto equilibrio, imponendosi delle regole ferree per non cadere nella dipendenza dal gioco e dai social network. "Molti allenatori giocano praticamente sempre, ma io cerco di darmi delle regole ferree, e credo che siano state anche queste a portarmi al successo".

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