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05 Giugno 2025
Redazione 105
Era una giornata come tante altre, fino a quando una tempesta ha cambiato per sempre la vita di quattordici persone.
Il cielo si è oscurato all’improvviso, ma nessuno avrebbe immaginato che un singolo fulmine avrebbe colpito un intero gruppo, lasciando segni profondi, fisici e psicologici.
“Oggi penso che siamo sopravvissuti perché ci siamo divisi la scarica”, racconta Herbert Ernst, uno dei colpiti alla rivista People. “Forse non è scientificamente vero, ma non importa. È ciò che ci unisce”.
Nei giorni e nelle settimane successive, ognuno di loro ha iniziato a manifestare strani sintomi: vuoti di memoria, paralisi e altre sensazioni difficili da spiegare.
Due storie colpiscono più delle altre: quella di Raphaëlle Manceau, 46 anni, e Jocelyne Chapelle, 66 anni.
Jocelyne, ex direttrice di pompe funebri, è rimasta temporaneamente paralizzata: “Pensavo che non avrei mai più camminato” racconta. Oggi, dopo una lunga riabilitazione, è in grado di percorrere chilometri nei boschi.
Il legame con Raphaëlle è nato dopo poco l’incidente: “Raphaëlle venne a trovarmi un mese dopo l’incidente. Ci siamo chiamate spesso. Ci siamo aiutate nei momenti peggiori” dice.
Raphaëlle, invece, ha affrontato mesi di dolori lancinanti alla testa e ai piedi, oltre a problemi di linguaggio e coordinazione. “Alla fine ho accettato che non sono più la stessa”, ha confidato.
Il fulmine non ha solo attraversato i loro corpi: ha generato un legame profondo e inatteso.
Da sconosciuti a compagni di destino, oggi i sopravvissuti si offrono volontari per uno studio medico che analizzerà gli effetti a lungo termine di un evento tanto raro quanto inquietante.
Non tutti i giorni si sopravvive a un fulmine, e ancor più assurdo è farlo in compagnia. Oggi quei quattordici sconosciuti condividono ricordi, sintomi e un’esperienza che difficilmente si dimentica.