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Cosa mangiare a Capodanno: i piatti portafortuna della tradizione
Lenticchie, uva e datteri: quali sono i piatti immancabili del cenone per accogliere il nuovo anno
Il cenone di Capodanno non è soltanto una cena, ma un vero e proprio rito collettivo per salutare l’anno che finisce e augurarci il meglio per quello che arriva. Tra brindisi, risate e tradizioni che si ripetono, ci sono piatti simbolici che non possono mancare sulla tavola per iniziare il nuovo anno con il piede giusto.
Uva e datteri: il dolce augurio della mezzanotte
Tutto inizia con l’uva e i datteri, protagonisti del momento più atteso della notte. Mangiare dodici chicchi d’uva allo scoccare della mezzanotte è una consuetudine antica e diffusa: un chicco per ogni mese dell’anno, con l’augurio che ciascuno sia sereno e prospero.
Anche i datteri hanno una storia affascinante, pare fossero particolarmente apprezzati dall’imperatore Augusto. Secondo una tradizione popolare, conservarne i noccioli dopo il cenone sarebbe un piccolo gesto scaramantico di buon auspicio per i mesi futuri.
Lenticchie: simbolo della prosperità
Le lenticchie sono le vere regine del Capodanno fin dai tempi degli antichi Romani, che le associavano alla ricchezza per la loro forma simile alle monete.
Servite come contorno del cotechino o dello zampone, rappresentano il desiderio di abbondanza e fortuna economica.
È un piatto che unisce tutta l’Italia, perfetto sia per il brindisi di mezzanotte sia per il pranzo del primo gennaio.
I grandi classici del cenone di Capodanno
Oltre ai simboli portafortuna, il menu di Capodanno è fatto di sapori che si ritrovano su molte tavole italiane. Ecco un riepilogo dei grandi classici che accompagnano la serata:
- L’antipasto: salumi, formaggi freschi e bruschette aprono il cenone in un clima conviviale
- Il primo: c’è chi sceglie il comfort dei tortellini in brodo e chi preferisce il “mare” con gli spaghetti allo scoglio
- La frutta secca: noci, mandorle e fichi secchi simboleggiano benessere, energia e condivisione
- Il dolce: panettone e pandoro, rivisitati in mille varianti, chiudono la serata con leggerezza, spesso accompagnati da qualche chicco di melagrana.