22 Agosto 2016
Il celebre detto “i soldi non danno la felicità” è risultato quanto mai veritiero per il ricchissimo Dattaray “Datta” Phuge.
Nato nel sobborgo indiano di Pune da una famiglia poverissima, fece fortuna come speculatore immobiliare.
Fondatore della Vakratunda Chit Fund, una società di prestiti molto popolare in India, divenne ricco sfondato prestando soldi a usura. E come tutti gli usurai era ossessionato dal denaro e, soprattutto, dall’oro.
Amava moltissimo i gioielli – che, tra l’altro, sono un fortissimo simbolo di status nella cultura indiana – e aveva iniziato a indossarli a vent’anni, quando ancora non era ricco, ma auspicava a raggiungere la posizione di potere tanto agognata.
Il gioielliere da cui si riforniva raccontò che ogni 6 mesi Phuge andava da lui per ordinare collane e bracciali d’oro di peso diverso a seconda di quanto alti erano stati i profitti della stagione. Da gioielli di 200 grammi arrivò, col passare degli anni, a ordinare monili da più di mezzo chilo.
Nel dicembre del 2012 Phuge chiese qualcosa di diverso: una camicia d’oro.
Quando Tejpal Ranka, il gioielliere, gliela procurò, “Datta” ne fu assolutamente entusiasta, tanto da esibirla in tutte le occasioni mondane possibili, insieme ad altri 7 chili d’oro tra collane, bracciali e anelli.
La sua bizzarra mania divenne presto famosa, tanto da attirare l’attenzione della Bbc e del Daily Mail, che lo ribattezzarono “l’uomo d’oro di Pimpri”.
La particolarissima cotta di maglia non era di certo comoda da indossare, anche se i 15 artigiani che vi avevano lavorato per due settimane, 18 ore al giorno, ce la misero davvero tutta per renderla confortevole: i 14.000 anelli d’oro di cui era composta erano chiusi da 7 bottoni in cristallo Swarowski e l’interno era foderato da uno strato di velluto per evitare che il metallo tagliasse la pelle.
Il costo? 13 milioni di rupie, ovvero 240.000 dollari. Abbastanza per garantirsi un posto nel Guinness dei Primati come capo di abbigliamento più costoso del mondo.
A chi gli chiedeva conto di tutti i soldi spesi per farsi fabbricare una camicia del genere, Phuge rispondeva: «Ho forse commesso un crimine? Semplicemente, mi piace l’oro. È per questo che ho speso così tanti soldi in questa camicia. La gente spende i suoi soldi in auto di lusso e vacanze all’estero, io li ho spesi così».
Datta Phuge è morto il 14 luglio all’età di 48 anni, quando la sua macchina, ferma in un sobborgo di Pune, è stata attaccata da 12 persone. Tirato fuori a forza dalla vettura è stato accoltellato con un falcetto e preso a sassate.
Secondo la polizia il movente sarebbe stato – ovviamente – il denaro.
foto da indiatribune.com