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L'uomo moderno è sempre meno intelligente: ci aiuterà l'intelligenza artificiale?

Nell'ultimo secolo il nostro quoziente intellettivo si è abbassato di 14 punti. Ma continuano gli studi per arrivare all'AI.

I problemi della modernità: da un lato l'uomo sta diventando più "stupido", dall'altro si iniziano a fare i primi tentativi per l'intelligenza artificiale. Grazie alle innovazioni tecnologiche si sta compiendo un duplice, e quanto mai curioso, effetto nella nostra società, dove da una parte l’“eccesso” di stimoli ai quali siamo costantemente sottoposti fanno funzionare il nostro cervello in maniera meno performante di un tempo, dall'altra sono ormai in fase avanzata gli studi per arrivare alla intelligenza artificale, AI.

I test cognitivi che ogni anno vengono fatti in Europa e America del Nord confermano questa tendenza all’“instupidimento” generale e i dati dell'ultimo secolo sono preoccupanti: il nostro quoziente intellettivo medio è infatti sceso di ben 14 punti.

Stesso discorso per la reazione agli stimoli visivi: da 183 millisecondi a inizio Novecento si è passati a 253 millisecondi nel 2014. Non è tutta colpa del mondo digitale. Del resto i dati parlano chiaro: il q.i. è iniziato a diminuire molto prima che smartphone, tablet e pc facessero il loro ingresso nelle nostre vite. A quanto pare, più che un calo vero e proprio dell’intelligenza, si tratterebbe del fatto che le nostre facoltà cerebrali non riescono a tenere il passo con il progresso tecnologico e sociale: il gap tra scienze e “natura” si sta facendo troppo grande.

Lo sviluppo tecnologico sta lentamente portando alla tanto agognata intelligenza artificiale. I grandi passi per lo studio dell'AI sarebbero però molto pericolosi, o per usare le parole di Stephen Hawking "Nel futuro, l'intelligenza artificiale potrebbe sviluppare una propria coscienza che potrebbe essere in contrasto con la nostra".

Ma cosa sta succedendo?

La nostra evoluzione biologica va ormai troppo lentamente rispetto al progresso tecnologico, o sarebbe più corretto dire che quest'ultimo viaggia a ritmi sempre più sostenuti. All'essere umano rimangono altri tipi di “intelligenze”: empatia, apertura mentale, adattabilità, consapevolezza dei propri limiti, curiosità sono da sempre le carte vincenti dell’uomo, che se è riuscito a uscire vincitore dalla lotteria evolutiva fino ad oggi non si farà di certo scoraggiare da uno smartphone.

Ma il progresso ci permette di effettuare studi sempre più efficaci e di mettere a punto un sistema che possa avere una intelligenza propria (pensate alle decine di film di fantascienza dove i robot hanno una loro coscienza). Forse però questa prospettiva non è così rosea come si potrebbe credere: "abbiamo speso un sacco di tempo studiando la storia, che lasciatemelo dire, è la storia della stupidità" ha affermato l'illustre professor Hawking. Stiamo diventando più stupidi ma costruiamo intelligenza artificiale, che un giorno potrebbe essere meglio di noi: "in teoria il computer può simulare e superare l'intelligenza umana" e potremmo avere enormi progressi, "potremmo essere in grado di riparare ad alcuni danni fatti alla natura, in primis dall'industrializzazione. E potremmo sicuramente sradicare malattie e povertà. L'AI potrebbe essere il più grande evento della nostra storia". Ma Hawking non è molto ottimista sul futuro di questa scoperta: "l'intelligenza artificiale porta con sè pericoli, come le potenti armi autonome, o dei nuovi modi con cui i pochi possono opprimere le masse. Tutto questo creerà grandi disagi alla nostra economia. E nel futuro, l'intelligenza artificiale potrebbe sviluppare una volontà propria in conflitto con la nostra".

Cosa ci dovremmo aspettare quindi dal futuro? Che il nostro q.i. si abbassi ancora di più e che saremo sostituiti da macchine ad intelligenza autonoma? Anche in questo caso ci viene in aiuto il professor Hawking, che dice che finora "non ne sappiamo ancora abbastanza".

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