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Bimba di 7 anni scrive al CEO di Google, lui le risponde

“Mi chiamo Chloe e quando sarò grande voglio lavorare per voi” scrive la bambina. “Aspetto il tuo curriculum quando avrai terminato la scuola!” ha risposto Sundar Pichai, numero uno di Google.

Bimba di 7 anni scrive al CEO di Google, lui le risponde

17 Febbraio 2017

A volte i sogni possono diventare realtà. Chloe è una bambina di 7 anni che viene da Hereford, un piccolo paese nel sud dell'Inghilterra, e da grande vorrebbe tanto lavorare per Google, a tal punto che, impugnata una penna e un foglio di carta, ha scritto una lettera a mano al numero uno di Google per svelargli le sue intenzioni: “Caro boss di Google, mi chiamo Chloe e quando sarò grande voglio lavorare per voi – scrive la bambina – , ma vorrei anche lavorare in una fabbrica di cioccolato e nuotare alle olimpiadi. […] Mi piacciono i computer e possiedo un tablet su cui gioco. Papà sostiene che mi sarebbe molto utile imparare ad utilizzare bene il computer. […] La mia maestra ha detto a mamma e a papà che sono molto capace e mi comporto bene. Papà mi ha anche detto che, se continuerò ad imparare con questo impegno, un giorno potrò venire a lavorare a Google” dice la bambina. È stato proprio il padre di Chloe che, vista l'insistenza della bambina, le ha suggerito di scrivere una lettera a Google.

Sundar Pichai, CEO di Google, intenerito dalla lettera di Chloe, ha deciso di risponderle di suo pugno, e ha spedito una lettera di risposta alla bambina: “Cara Chloe, grazie per avermi scritto. Sono contento che ti piacciano i computer e i robot. Sono convinto che se continuerai a lavorare duramente e seguire i tuoi sogni, potrai raggiungere tutto ciò che desideri, da lavorare a Google a nuotare alle olimpiadi” scrive, concludendo la lettera con un “aspetto il tuo curriculum quando avrai terminato la scuola!”.

Il padre di Chloe ha poi ringraziato pubblicamente Pichai per aver risposto a sua figlia, nonostante sia “un uomo così impegnato”. D'altronde Google è un'azienda molto attenta alle nuove leve, che fa del futuro un obiettivo costante. E chi se non i bambini di oggi saranno i dirigenti di domani?

Foto da Twitter

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