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19 Gennaio 2018
Facciamo un tuffo nel passato. Ben quarant’anni fa, era il 1978, per la prima volta anche le donne furono incluse nella selezione per far parte dell’equipaggio dello Shuttle. In quello stesso anno la NASA interpellò le sue future astronaute per sapere cosa avrebbero desiderato portar con sé nello spazio per il quotidiano momento make-up.
Come se per una donna che ambisce a conquistare la galassia, l’unica priorità potesse essere quella di incipriarsi il naso o passare sulle guance un velo di terra abbronzante.
Ma bisogna apparire sempre al meglio, no? Fatto sta che quel fantomatico kit fu realizzato realmente.
“Potete solo immaginare le discussioni tra gli ingegneri, quasi tutti uomini, su cosa bisognasse inserire all’interno di un kit per il trucco” ha raccontato Sally Ride, la prima donna americana ad andare nello spazio, nel 1983. La donna è scomparsa, a causa di un tumore, nel 2012 ma le sue parole sono state riprese dalla stessa NASA per twittare il “Kit delle meraviglie (spaziali)”.
Ecco l’elenco: eyeliner, mascara, ombretto, struccante per gli occhi, fard e lucida-labbra.
Manca qualcosa? Le più assidue utilizzatrici di tutorial a tema trucco l’avranno capito subito. Il vero problema non era dato dalla difficoltà di tracciare una riga dritta e precisa sull’occhio in assenza di gravità, quanto la convinzione, tutta maschile, che per le donne fosse fondamentale un trucco marcato.
Quasi tutti gli accessori erano dedicati alla cura degli occhi. Un kit incompleto e sessista, insomma. Anche ad alta quota, si può dire che i pregiudizi non tendono a rarefarsi.
A Washington, nei musei Smithsonian dedicati allo spazio, è possibile trovare esempi di kit per l’igiene personale durante le missioni. Sin dagli anni ’60, nel beauty case erano inclusi: sapone, deodorante, pettine, rasoio, dentifricio, spazzolino e simili. In più ciascun astronauta poteva personalizzare il suo kit scegliendo la marca di dentifricio preferita. Per i capelli c’era anche uno shampoo senza risciacquo.
Al termine della sua missione, nel 1983, la Ride ha rivelato che i giornalisti le posero delle domande poco calzanti con l’avventura spaziale:
“Non importava loro se fossi preparata per gli esperimenti, se fossi in grado di controllare i comandi dello Shuttle o di gestire i satelliti per le comunicazioni. Mi chiedevano invece del trucco e, persino, se mi servissero 100 assorbenti durante il viaggio”.
Tirando le somme, per contenere il livello d’ignoranza a volte non c’è assorbente che tenga.
Sally Ride: "The engineers at NASA, in their infinite wisdom, decided that women astronauts would want makeup - so they designed a makeup kit... You can just imagine the discussions amongst the predominantly male engineers about what should go in a makeup kit." #RideOn #Classof78 pic.twitter.com/dNZ51cWELH
— NASA History Office (@NASAhistory) 16 gennaio 2018