tutto news
Gli Emirati Arabi tassano gli influencer: dovranno pagare più di 3 mila euro l’anno
Dubai ha deciso di introdurre una sorta di licenza molto costosa per permettere agli influencer di continuare a svolgere il proprio lavoro. E chi non paga? Multa!
Gli influencer… Croce e delizia del XXI secolo.
Spendono e spandono. Fanno viaggi, si fotografano dappertutto, indossano abiti di marca, partecipano a eventi e mostre. Ma come fanno a vivere? La risposta è più semplice del previsto. Gli influencer guadagnano (e tanto) attraverso le pubblicità. Quante volte avete visto il vostro influencer preferito sponsorizzare un orologio, un prodotto dimagrante, una crema, un hotel, una tisana?
Per questa ragione qualcuno ha pensato che anche loro, in quanto “stipendiati”, debbano pagare le tasse.
Gli Emirati Arabi hanno quindi deciso di tassare gli influencer. Già in marzo Dubai aveva annunciato l’introduzione di una licenza a pagamento per permettere agli influencer di fare il proprio lavoro. Perché di lavoro a tutti gli effetti si tratta. Secondo quanto riportato da corriere.it, quindi gli influencer degli Emirati hanno tempo fino a giugno per registrarsi. Peccato che l’iscrizione sia tutt’altro che economica: 15 mila dirham, ovvero circa 3 mila e 500 euro annui. No, una cifra che non è per nulla economica tenendo presente che il salario medio degli emirati si aggira intorno a 12 mila euro.
La licenza introdotta dal National Media Council (Nmc) vuole incoraggiare:
«contenuti equilibrati e responsabili che rispettano la privacy dell'individuo e proteggono il pubblico, soprattutto i bambini, da materiale negativo o pericoloso».
Al contrario, intende colpire:
«ogni forma di promozione e/o presentazione di idee, beni o servizi, che sia pagata o non pagata e venga svolta tramite mezzi elettronici o applicazioni online».
E se gli influencer non pagano? Dovranno pagare una multa, ovviamente.
In realtà l’idea di tassare gli influencer inizia a diffondersi un po’ dappertutto e non solo negli Emirati.
Nel 2017 la Federal Trade Commission statunitense ha censurato due YouTuber, TmarTn e Syndicate, perché avevano pubblicizzato nei loro video un sito di scommesse di cui erano i proprietari senza esplicitarlo.
In Italia invece l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha chiesto di inserire hashtag come #Pubblicità, #Sponsorizzato o #Advertising nei messaggi pubblicitari dei diversi influencer.
Della serie “influencer avvisato, influencer salvato (e non multato)”.