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29 Gennaio 2019
Oltre ai cervelli in fuga dall’Italia, ce ne sarebbero anche tanti che nel nostro Paese vengono “messi da parte”: si tratta dei 50enni, uomini e donne. Un’ampia fascia di lavoratori che, per talento ed esperienza maturata, potrebbe rappresentare una preziosa risorsa per le aziende ma, molte volte, è vittima di stereotipi.
È quello che rivela una ricerca del Centro di ateneo studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano, diffusa dall’Ansa. La nuova edizione del report “Talenti senza età, donne e uomini over 50 e il lavoro” ha indagato aspettative, opportunità e difficoltà vissute da un campione di 13mila dipendenti che lavorano in 36 diverse aziende italiane.
I risultati della ricerca sono tutt’altro che incoraggianti. In generale l’analisi ha evidenziato tre diversi profili di lavoratori over 50:
Ma perché accade ciò? Secondo i dati riferiti dal 45,7% dei partecipanti alla ricerca, a partire dai 50 anni i lavoratori vivrebbero il periodo più critico della propria vita. Un lavoratore over 50 su tre in questo periodo risulta travolto da cambiamenti profondi, lutti e difficoltà che finiscono per incidere negativamente sulla sfera lavorativa nonostante l’impegno e la dedizione al lavoro.
Secondo l’analisi, le aziende sarebbero perlopiù impreparate a gestire i cambiamenti negativi (risulterebbero invece più propense a sostenere cambiamenti positivi del lavoratore). Di contro i ricercatori sottolineano come invece aumenti la possibilità di restare attivi nei casi di lavoratori sostenuti dall’azienda. Infatti, secondo i dati rilevati, le aziende che operano questa politica di supporto aumentano del 57% la probabilità di avere talenti attivi over 50.