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Secondo uno studio, lo smart working potrebbe ridurci così

Susan è la rappresentazione computerizzata di una persona che per 25 anni lavora da remoto.

Di questi tempi, nel pieno della pandemia, lo smart working o lavoro agile, ha avuto un forte incremento. Sono molte le aziende e i lavoratori che l'hanno scelto. Ma siamo sicuri che sia la scelta più giusta da fare, soprattutto per lungo tempo? Questa modalità di esecuzione del rapporto di lavoro non sembra essere la scelta vincente sul lungo periodo. Almeno secondo un team di esperti che hanno studiato l'argomento. Susan è la rappresentazione computerizzata di una persona che per 25 anni lavora da remoto.

A vederla sembrerebbe un pupazzo virtuale piuttosto provato dal lavoro da casa. Susan è l'esito di uno studio americano promosso dalla società DirectlyApply che mette in guardia dai rischi dello smart working. Infatti secondo gli studiosi, psicologi ed esperti di fitness, il lavoro agile indurrebbe problemi motori, fisici e mentali in un lungo lasso di tempo. Occhi arrossati, obesità, calvizie, spalle curve, ferite recidive, tutto questo con 25 anni di lavoro da casa. Lo smart working ha subito una spinta con l'emergenza coronavirus.

Tuttavia gli esperti mettono in guardia, dicendo: "mentre il pendolarismo da letto a scrivania può consentire più tempo libero e indipendenza, le ripercussioni fisiche per la tua mente e il tuo corpo ne varranno la pena in futuro?". Insomma il lavoro da remoto non comporterebbe solo benefici, anzi, sarebbero maggiori le conseguenza negative.

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