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Mangiare salmone fa bene? Non tutti sono uguali: fai attenzione!

Redazione 105

L’appello del dottor Bassetti

Quando si parla di alimentazione equilibrata, il salmone viene spesso citato come esempio perfetto. Ricco di Omega-3, vitamine del gruppo B, vitamina D e selenio, è noto per i suoi effetti benefici su cuore, cervello e sistema immunitario. Ma c’è un lato oscuro che non tutti conoscono, e che riguarda soprattutto il salmone allevato in determinate regioni del mondo.

 

Le ombre dell’allevamento intensivo

Tra gli ultimi a lanciare l’allarme è stato il medico infettivologo Matteo Bassetti, in un post condiviso sui social. Ha affermato: “Molti mangiano salmone perché fa bene, ma pochi sanno come viene allevato. Non tutti i salmoni sono uguali”. Il riferimento è ai metodi di allevamento intensivo, soprattutto in paesi come il Cile, tra i principali esportatori al mondo. Qui, l’uso massiccio di antibiotici per contrastare infezioni come la rickettsiosi ha sollevato preoccupazioni crescenti.

Secondo un’indagine riportata dal Guardian, nel 2021 il consumo di antibiotici negli allevamenti cileni è aumentato del 25% rispetto all’anno precedente. Il rischio è reale: batteri resistenti agli antibiotici potrebbero finire sulle nostre tavole. “Ci portiamo a casa un salmone che può contenere batteri resistenti agli antibiotici” ha avvertito Bassetti.

 

Cosa c’è davvero nel piatto?

Ma non si tratta solo di antibiotici. Gli allevamenti intensivi usano spesso mangimi industriali di bassa qualità, a base di farine animali e oli vegetali. Inoltre il colore rosato del salmone d’allevamento non è naturale: viene ottenuto con l’aggiunta di carotenoidi sintetici, per imitare il tono brillante del salmone selvaggio, che in natura si nutre di crostacei. In alcune analisi, sono stati rilevati anche residui di pesticidi, microplastiche e diossine, soprattutto nei salmoni provenienti da aree con forte industrializzazione.

 

Quali alternative scegliere?

Se si vuole mangiare salmone in sicurezza, gli esperti consigliano di preferire quello selvaggio dell’Alaska o proveniente dalle isole Faroe, dove gli standard di sostenibilità e i controlli sono più rigidi. Una buona opzione è anche il salmone allevato in Norvegia che segue regolamentazioni più severe sull’uso dei farmaci. Il meno raccomandato resta quello cileno, per i motivi già elencati. Intanto, negli Stati Uniti la FDA ha approvato il salmone coltivato in laboratorio: una novità che potrebbe presto sbarcare anche in Europa.

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