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I 'giorni della merla' sono veramente i più freddi dell’anno?

Ecco il parere degli esperti riguardo il famoso detto popolare che riguarda gli ultimi giorni di gennaio

Gli ultimi giorni di gennaio portano con sé il timore diffuso di affrontare gelo, nevicate e temperature in calo vertiginoso. Se il Blue Monday è temuto da tutti perché considerato il giorno più triste dell’anno, gli ultimi giorni del primo mese del calendario (precisamente 29, 30 e 31 gennaio) sono i cosiddetti “giorni della merla” secondo la saggezza popolare.

Tra la fine del mese corrente e l’inizio di  febbraio, infatti, la tradizione è solita collocare il più alto picco di freddo dell’intero inverno.

Specie nelle province del Nord Italia, i contadini prendevano queste date come punto di riferimento, sperando da lì in poi di avere temperature più miti e favorevoli alle coltivazioni. Ma esistono molteplici ipotesi e interpretazioni in merito, alcune anche molto fantasiose.

Partendo dalla più fiabesca, si narra che uno di questi uccelli, la merla appunto, si fosse rifugiata in un comignolo per ripararsi dal freddo e proteggere i suoi piccoli, per poi tornare all’opera solo all’inizio di febbraio, con le piume tinte di grigio per la fuliggine.

Si racconta anche di un pesantissimo cannone, soprannominato La Merla, che doveva essere trasportato da una riva all’altra del Po. Per compiere l’opera pare che si dovette attendere che il fiume gelasse. Una storia più romantica, vede invece protagonista un’aristocratica signora di Caravaggio, il cui soprannome era de Merli, che attese la gelata per attraversare il Po, in modo da raggiungere il marito.

Ma le giornate in questione sono davvero le più rigide a livello climatico? Serena Giacomin, fisico dell’atmosfera e meteorologa del Centro Epson Meteo risponde così, in un'intervista pubblicata da Wired.it:

 “La risposta è no, nel senso che i giorni più freddi dell’anno in Italia non possono essere una ricorrenza sul calendario: il fenomeno è ben più complesso”.

L’esperta aggiunge:

“La climatologia recente, coi dati dalla fine dell’800 in poi, ci dice che negli ultimi anni la fase più fredda è invece quella della prima decade di gennaio. Ma anche qui bisogna fare dei distinguo, da zona a zona”.

Il nostro Paese, com’è facilmente immaginabile, non fa registrare un clima uniforme. Statisticamente il Nord Italia risente di temperature più basse nei primi dieci giorni di gennaio, mentre scendendo lungo la penisola il fenomeno scala nel tempo.

 “Si chiama inerzia termica: quella che fa in modo che il mare raggiunga temperature più basse ad aprile, e non in gennaio, e più alte in ottobre, e non a luglio. I picchi di temperatura delle acque, insomma, si toccano svariate settimane dopo i mesi per noi più freddi (o più caldi)” prosegue la meteorologa.

L’azione del mare, in sostanza, tende a mitigare le temperature.

Inoltre, l’abbassamento delle temperature è solitamente dato da perturbazioni in arrivo dall’Atlantico e dal Nord Europa che trascinano con sé aria fredda, mentre nel caso di un anticiclone (alta pressione) abbiamo temperature più miti. Si tratta di circostanze impossibili da prevedere o da collocare sul calendario.

E quest’anno, come siamo messi?

“Tutti ogni anno vorrebbero sapere quando terminerà il freddo e inizierà la primavera, ma nessuno può escludere che anche una fase di anticicloni preponderante possa essere seguita da una nuova perturbazione atlantica, con la conseguenza di farci ripiombare nel freddo”, spiega la Giacomin. Per questo non possiamo escludere che il freddo aumenti a marzo, invece che far spazio alla primavera.

Insomma, il meteo non è una scienza esatta e non può compiere magie, ma solo fare previsioni. Intanto, per sicurezza, armiamoci di attrezzature a prova di neve per non farci cogliere impreparati.

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