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La morte di Kobe Bryant causata dall’errore del pilota

Redazione 105

La perizia conferma: gli era stato vietato di attraversare quella perturbazione

Ormai più di un anno fa moriva l’ex campione dei Lakers Kobe Bryant insieme a sua figlia Gianna, di appena 13 anni, e ad altre sette persone, tra cui due compagne di squadra della figlia di Kobe che aveva intrapreso le orme del padre sul campo da basket. 

Oggi arriva la versione ufficiale dai funzionari del National Transportation Safety Board che confermano quella che finora era rimasta un’ipotesi: nebbia fitta e condizioni meteorologiche proibitive hanno causato un disorientamento spaziale al pilota e quindi l’incidente mortale. Il pilota, Ara Zobayan non era un novellino, ma conosceva la zona e volava da decenni su quelle aree. Purtroppo non bastò. Il report dell’incidente testimonia che il pilota sia stato vittima di una “illusione somatogravica”; mentre comunicava alla torre di controllo che stava salendo di quota, stava in realtà già precipitando. 

Viene chiarito che nessun pressione fu fatta al pilota dalla società per cui lavorava affinché proseguisse il volo nonostante le avverse condizioni meteo; viene chiarito, inoltre, che non ci fosse alcun malfunzionamento degli strumenti di bordo e che non si verificarono improvvisi guasti. Vista la scarsa visibilità, il pilota fu costretto a salire di quota e dopo una brusca virata si è schiantato con tutto l’equipaggio sul fianco di una collina nella contea di Los Angeles. L’elicottero non era in uno schema di volo controllato e gli era stato espressamente vietato di volare attraverso la copertura nuvolosa che ha causato poi il disorientamento. 

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