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Ospedale di Padova si trasforma in un’astronave di Star Wars per aiutare ragazzino autistico

L’ospedale ha messo in atto la cosiddetta “medicina narrativa” che punta a sviluppare un clima di empatia per far sentire a proprio agio i pazienti

06 Giugno 2018

Gli ospedali possono fare paura.
Quei lunghi corridoi bianchi, il cigolio dei carrelli, i camici bianchi dei medici. Se c’è qualcuno che si sente a suo agio all’interno dell’ambiente ospedaliero, molti preferirebbero starci il più lontano possibile.
Uno di questi è Thomas, un ragazzino di 15 anni affetto da autismo. Thomas aveva la bocca piena di carie e un dolore talmente forte da impedirgli di mangiare eppure aveva deciso di non farsi curare. La ragione? Aveva il terrore del dentista. La paura lo paralizzava e gli impediva di entrare in ospedale.
 
È stato il dottor Claudio Gallo, responsabile di Odontoiatria Speciale, ad avere il colpo di genio. Nell’ospedale padovano è stata messo in atto la cosiddetta “medicina narrativa”. Conoscendo la passione di Thomas per il mondo della fantascienza ha deciso di trasformare il reparto di Odontoiatria in un’astronave di Star Wars. E Thomas è diventato Dart Fener circondato dal suo “esercito” composto da medici e infermieri.
Grazie a questo trucchetto Thomas si è lasciato curare e si è sottoposto a diverse operazioni. L’importante è che ogni membro dell’équipe medica interpretasse il suo ruolo. L’anestesista per esempio era il capitano Kirk, personaggio di un’altra saga amata molto da Thomas (Star Trek).
 
Secondo quanto riportato su tgcom24.mediaset.it, l’anestesista ha raccontato al Corriere della Sera:
«Si è lasciato visitare e curare da noi che giocavamo con lui a Guerre Stellari (…) Adesso è completamente guarito, mangia normalmente e tutti i problemi odontoiatrici sono stati risolti».
Claudio Gallo ha spiegato in cosa consista la “medicina narrativa”:
«Ogni ragazzino con disabilità viene avvicinato sviluppando l’empatia, con un percorso ideato proprio per lui e sempre diverso. Sono contrario a qualsiasi forma di contenimento, che in altri ospedali viene ancora utilizzata su persone disabili e che provocano inutile sofferenza e traumi profondi. Così invece creiamo empatia, l’esperienza di cura è qualcosa di positivo».
 
E Thomas come avrà vissuto tutto questo?
Lui stesso ha affermato:
«Non ho paura dell’ospedale, qui c’è il mio esercito».

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