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Credits: Getty Images
20 Gennaio 2023
Redazione 105
A luglio 2020 ha avuto un grave incidente che lo ha portato all’amputazione del braccio destro. La sua vita è ovviamente cambiata per sempre, ma due anni dopo, grazie al trapianto di un braccio bionico, può tornare a compiere gesti che non credeva più possibili.
Su di lui è stata usata la tecnica Tmr (Targeted Muscle Reinnervation) che ha ridato funzionalità ai nervi. Utilizzare una protesi richiede un percorso pre e post-operatorio molto lungo, fatto di esercizi e pazienza per imparare a usare il nuovo strumento come parte del proprio corpo.
Il dottor Marco Cancedda, nel team di neurochirurgia al Maria Cecilia Hospital, ha spiegato dettagliatamente in cosa consiste la tecnica usata con successo su Davide: “In estrema sintesi, l’intervento consiste nel liberare i nervi dalle aderenze cicatriziali post-traumatiche e collegare i nervi che controllavano la funzione dell’arto perso con muscoli della regione della spalla-petto. Questa procedura eseguita su Davide è un’operazione di neurochirurgia ad alta complessità che viene svolta solo presso alcuni centri in Europa”.
Per rimparare a usare il braccio ci vogliono poi 2 anni di lavoro, ma Davide, a un anno dall’intervento, sta andando benissimo: “Dopo l’incidente per il quale ho perso il braccio desideravo una protesi funzionale e non solo estetica - racconta Davide - Era il 4 dicembre 2021 quando mi sono sottoposto all’intervento di Tmr, sapevo che ci sarebbe voluto del tempo, ma già dopo pochi mesi ho visto i primi risultati e oggi, a distanza di oltre un anno dall’operazione, posso compiere gesti quotidiani con più facilità: dall’aprire la bottiglietta d’acqua, al fare la spesa (posso tenere i sacchetti da ambo i lati), ma anche usare il tablet o portare il trolley (e dall’altra parte tenere in mano il cellulare). È una bella sensazione poter fare queste azioni dopo tanto tempo in cui non lo credevo più possibile. Prima dell’incidente giocavo a pallavolo, passione che è proseguita giocando a sitting volley (pallavolo paralimpica). È stata, e continua ad essere, un’esperienza bellissima, che mi permette di incontrare altre persone con disabilità che mi spronano a dare sempre di più. Oggi mi dedico anche agli studi: non potendo fare il poliziotto, il mio grande sogno da bambino, e nemmeno intraprendere una carriera nell’elettrotecnica per i lavori manuali che richiede, mi sono iscritto all’Università e studio per diventare professore di educazione fisica, con la speranza in futuro di poter mostrare come la menomazione non costituisca necessariamente un limite e come affrontare un problema ricavandone una nuova opportunità”.
In Italia ogni anno ci sono circa 3 mila casi di amputazione dell’arto superiore a causa di patologie o per eventi traumatici. Un tempo le braccia “artificiali” sembravano qualcosa da film di fantascienza, oggi sono realtà e funzionano anche!
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